venerdì 26 gennaio 2007

RECENSIONI cinema teatro mostre danza concerti eventi

un punto di vista personale su uno spettacolo che si è visto.......fosse anche una stroncatura

10 commenti:

Unknown ha detto...

*****al cinema: IMPERDIBILE!*****

MARIE ANTOINETTE di Sofia Coppola, USA 2006


Se Maria Antonietta fosse vissuta più vicino alla nostra epoca, sarebbe sicuramente diventata un'eroina popolare come lo sono Sissi e Diana: come loro M. A. era impreparata ad affrontare il gelo di un matrimonio politico; come loro, da giovanissima, si è trovata bruscamente trapiantata in una Corte, i cui sofisticati formalismi le dovevano apparire grotteschi ed odiosi; come loro si è risoluta a dare le spalle a quel mondo di protocollo e di regole ferree, che però serviva a garantire lo status e la fortuna di ciascun cortigiano, attirando in questo modo su di sé sospetto ed inimicizia; come le loro la sua vita fu precocemente spezzata dalla tragedia.

Il film di Sofia Coppola, tratto dalla biografia di A. Fraser riesce però, ad annullare la distanza -anche emozionale- che inevitabilmente tendono a stabilire gli oltre due secoli trascorsi ed ecco che ci troviamo a sentire la vicenda della Regina come se si svolgesse ai giorni nostri.
Perfetto complice è la colonna sonora, che alterna pezzi del XVIII sec. al altri degli anni '80, in un accostamento inedito e sensazionale: come si può dimenticare l'effetto del cambio di musica nella scena del ballo in maschera?
E' squisita la delicatezza con cui vengono descritti oppure omessi alcuni episodi: i ritiri della Regina nel Petit Trianon, in compagnia di giovani artisti, sono descritti nel modo più tranquillamente normale, senza -giustamente- lasciarci trapelare nulla dello scalpore che all'epoca avevano provocato; con precisa volontà nel film non si fa cenno allo scandalo del "Libro Rosso", rendiconto delle spese di Corte, reso pubblico per ragioni di opportunità politica, semmai vengono denunciate le ingenti spese militari a sostegno della guerra d'Indipendenza Americana, promosse da ambienti di Corte, non certo "amici" della coppia Reale.
Finalmente, grazie ad una battuta messa in bocca al suo personaggio, M. A. può togliersi la soddisfazione di affermare che non sarebbe mai stata così sciocca da consigliare brioches, per rimediare alla penuria di pane!

Insomma, erano davvero le stravaganze ed i capricci di una sciocchina, queli di M. A? Il film sembra piuttosto suggerirci che si tratti della ribellione di una giovane donna, risoluta ad impedire di ridurre la sua esistenza ad un semplice ingranaggio, sia pure quello centrale, della macchina politica della Corte;
Cara Maria Antonietta, antesignana della nostra generazione-Peter-Pan, davvero non sapevi, che niente è più pericoloso e meno perdonabile che sfuggire alle responsabilità del proprio posto, compreso e soprattutto il lavoro sporco, in particolare quando comporta grandi privilegi?

Nella sequenza finale, la Regina appare in tutta la sua dignità, perfettamente consapevole del futuro che l'attende e c'è qualcosa di eroico nel modo in cui si abbandona al suo destino senza rinunciare ai suoi sogni ed alle sue convinzioni, senza rinnegare se stessa; è divenuta il capro espiatorio di una situazione del Paese, ormai insostenibile. Così scoppiò la Rivoluzione ma i suoi effetti andarono ben al di là di quello che i suoi iniziali fautori avevano immaginato.

Il regno di Luigi XVI fu sfortunatamente caratterizzato da una serie di anomalie climatiche, che compromise più di un raccolto, provocando ripetute e drammatiche carestie. La Francia aveva fame, con i mezzi dell'epoca comunque non c'era probabilmente molto da fare. La coppia Reale fu allora accusata di cinismo nell'affrontare la situazione. Noi però, che di quella Rivoluzione siamo, in un certo senso, i figli possiamo ancora oggi rinnovare quell'accusa?
Noi, che lasciamo denutrita una gran parte dell'Umanità, mentre distruggiamo le "sovrapproduzioni agricole", per calmierare i prezzi o per rispettere le quote stabilite dall'Unione Europea?
Noi, che neghiamo le medicine ad interi continenti, perché non hanno la possibilità di pagarne il prezzo? Purtroppo, al posto di quelle non abbiamo neppure le nostre brioches da consigliare.

glo ha detto...

Film:il grande capo Regia:lars von trier. Una scena: un manager durante una riunione stende con un pugno il boss senza argomentare

Anonimo ha detto...

Al Mattatoio si è inaugurata la mostra INTO ME, OUT OF ME. Tutto verte sul corpo, ma da un punto di vista ben diverso da quello cui ci hanno abituato le immagini/icone di riviste, programmi TV, pubblicità. Il corpo si presta bene in realtà per tematizzare temi quali la morte, la violenza, il trauma, la nascita, le emozioni. Un consiglio: andarci a stomaco vuoto.

Anonimo ha detto...

Maggio 2007. Machbeth al Teatro Ghione. Se non era per Machbeth + lady, che lasciavano trapelare i sentimenti solo con un'alzata di sopracciglio e l'abduzione del mignolo, poteva essere un bello spettacolo. Paola invece è stata bravissima!

Giò ha detto...

Concordo Paola è stata brava e mi piacerebbe rivederla se fa qualcosa.
Strano come i personaggi minori dello spettacolo fossero più bravi e di spessore rispetto ai due protagonisti. Anche altre cose mi sono piaciute come regia luci e musiche, anche i costumi.
alla prossima.

glo ha detto...

Grazie Giovanna! Senza il tuo invito non avrei mai pensato di andare a vedere "Schegge d'Autore" al Nuovo Teatro Colosseo. Mi è piaciuto molto.....e naturalmente anche la cena a seguire con gli attori, il regista e tanti professionisti del mondo del teatro.

Anonimo ha detto...

Da Oscar!
La vie en rose (La Môme. F, UK, CZ. 2007)

Questa settimana in programmazione nelle sale: Eden, Eurcine, Fiamma, Madison.


Il film, evidentemente frutto di una lunga preparazione, racconta la vita di Edith Piaf (Piaf è nome d’arte), la più grande interprete della canzone francese, che trascorse tra successi trionfali e mille traversie e miserie e lo fa, fortunatamente, senza insistere eccessivamente sui lati scabrosi. Soltanto mi sarei aspettato un maggiore approfondimento del rapporto della cantante con la madre: possibile che Edith non abbia mai riflettuto sul fatto che, se da bambina non l'avesse seguita, mentre si esibiva(era una cantante di strada), probabilmente Piaf non sarebbe mai esistita? Ma forse Edith veramente non ci ha mai voluto pensare e comunque tutto questo nulla toglie al film, che ha ben altri pregi :
l’interpretazione di Marion Cotillard, innanzitutto, la cui somiglianza fisica può essere relativa ma le cui espressioni del volto ed i cui gesti sono riusciti a riportare in vita la Môme davanti ai nostri occhi;
la musica, ovviamente, con le canzoni, eseguite dalla vera voce di Edith (c’è pure qualche cover di Mistinguett) e proposte a commento delle scene, in modo che ciascuna sembri descrivere le emozioni ed i sentimenti, che l’artista viveva in quel momento, quasi che la musica fosse scaturita dalla sua stessa vita o, piuttosto, che la stesse divorando.
Penso in particolare alla sequenza in cui, ricevuta la notizia della morte del suo grande amore, il campione di boxe Marcel Cerdan, Edith conclude i suoi passi disperati lungo il corridoio di casa, trovandosi sul palcoscenico, a cantare l’Hymne à l’amour; altrettanto struggente era stata la sua preghiera durante l’incontro di Marcel per il titolo mondiale, accompagnata dalle note di Mon Dieu; soprattutto penso alla straordinaria sequenza finale, che si compie nella scena dell’ultimo concerto, nel quale, raccogliendo tutte le sue energie e tutta la sua sofferenza (era ormai gravemente inferma e noi abbiamo già assistito, per via di una narrazione che privilegia il flusso delle emozioni a quello del tempo, alla scena della sua morte), Edith ci offre l’ineguagliabile interpretazione di Non, rien de rien. Il volto, indimenticabile, che Marion ha prestato ad Edith, mostra adesso tutta la fatica dei muscoli tesi nel cantare mentre lo sguardo è già smarrito nel nulla. Si percepisce il prezzo pagato, per sostenere l'esecuzione, l'abuso dei sedativi e tutto il resto; la vita dell’artista si è spenta ma è trasfigurata nel suo canto, per sempre.

glo ha detto...

Fino al 1 luglio c'è Short Theatre al Teatro India. Consiglio di farci un salto 1.per la location (teatro+libreria+rassegna stampa+giardino+birreria+performance all'aperto) 2.perché le 2 cose che ho visto (Aldes Racconta di Roberto Castello e la performance Amici di Elio Castellana) erano di ottima qualità 3.perchè il pubblico è vario e curioso

Unknown ha detto...

Da non perdere:

Elizabeth, The Golden Age di Shekhar Kapur, GB/FRA 2007


Il film è la seconda parte di una trilogia ma in questo caso non si avverte la solita caduta di qualità rispetto al precedente episodio. L’interpretazione degli attori è sempre magnifica come lo sono le scene ed i costumi. La regia non perde una battuta e la fotografia vale da sola la pellicola, che infatti si potrebbe godere pure senza audio, senza mai annoiarsi, perché ciascun fotogramma è prezioso come un quadro fiammingo. Ricordare la scena della decapitazione di Maria o quella della battaglia navale rischia di non rendere giustizia a tutte le altre.
Tutto al massimo, allora? Un punto dolente (molto) in realtà c’è ed è pure macroscopico: si tratta della sceneggiatura. Come già il primo, questo secondo episodio è sfacciatamente fazioso: tutti i Cattolici sembrano diavoli e, per contro,tutti i Protestanti sembrano angeli e questo, semplicemente, non è verisimile. Nessuno scrupolo impedisce di sottacere o addirittura di falsificare i fatti, pur di avvalorare quest’impressione e non è questa la migliore credenziale per un film che vorrebbe essere "storico".
Così viene rappresentato come sacrosanto il processo contro Maria Stuart, nonostante le prove presentate in tribunale contro di lei siano state ritenute dubbie sin dall’epoca dei fatti e dubbio è pure il ruolo che la stessa Elisabetta ebbe nella vicenda; la tempesta, che infligge gravi danni all’Armada, infuria prima ancora della battaglia, sicché gl’Inglesi hanno la buona ventura di affrontare un nemico, che è già stato indebolito dal fortunale, la giusta sequenza degli avvenimenti viene però stravolta, pur di dar lustro al valore inglese; il re Filippo II sembra un pazzo in preda ad una crisi di delirio, infine è ridicola l’insistenza sulla verginità di Elisabetta, quando Sir Francis Drake fu notoriamente il suo amante carnale.
Il regista difende una sceneggiatura così miserevole, sostenendo che alla fine del XVI sec. Un’ondata di furia fondamentalista si stava abbattendo dai paesi cattolici contro quelli riformati e che proprio nella condanna di "ogni" fondamentalismo sta l’attualità del racconto di questa vicenda. Ma se questo vuole esserne lo spirito, siamo sicuri che il film renda un buon servizio alla causa che vorrebbe sostenere?
La Libertà che si oppone al fondamentalismo non può essere nutrita di menzogne propagandistiche ma deve amare la verità , che in questo caso è la grande assente.
Comunque, se nonostante una sceneggiatura così terribile, si lascia la sala con gli occhi sazi di bellezza, vuol dire che nel film c’è nonostante tutto qualcosa di straordinario.

Anonimo ha detto...

Good for people to know.